Appena appreso della promozione in serie A del Sassuolo, ho subito battezzato questa trasferta come una di quelle da fare assolutamente: mai avrei però immaginato che il Bologna sarebbe arrivato a questa partita in una situazione talmente deficitaria da renderla un crocevia fondamentale della stagione.
La crisi dei rossoblù è profonda, molto più di quanto dica una classifica pessima ma ancora ampiamente recuperabile: in fondo basterebbero un paio di vittorie per rivedere un po' di luce e guardare con ottimismo al prosieguo del campionato.
Nulla però lascia presagire un cambio di passo per questa squadra costruita senza alcuna logica e con gravi carenze in ogni reparto, pesantemente indebolita da una campagna acquisti che ha spolpato la rosa privandola di quei pochi uomini di qualità che avevano permesso ai rossoblù di risollevarsi da una situazione critica già lo scorso anno.
Lo stesso Pioli, nelle stagioni passate autentico valore aggiunto in grado di trovare sempre la quadratura del cerchio, quest'anno appare in confusione: la cessione di Taider, che lui aveva escluso a chiare lettere esponendosi pubblicamente, deve aver incrinato la sua fiducia nell'operato della società e spezzato i fragili equilibri che il mister aveva cercato di trovare durante il ritiro estivo.
Quella che si giocherà domenica 20 ottobre allo stadio Giglio di Reggio Emilia è la classica partita da dentro o fuori, che per tanti versi ricorda la sfida in quel di Novara di due stagioni or sono: allora fu Gaston Ramirez a spezzare l'equilibrio e a regalare a Stefano Pioli una vittoria fondamentale che affossò i piemontesi e spianò la strada alla rincorsa dei rossoblù.
Oggi Ramirez non c'è più, come non c'è più Di Vaio, Mudingayi e tanti altri giocatori ai quali nei momenti di difficoltà ci si poteva aggrappare: alla squadra manca tremendamente un leader all'interno dello spogliatoio, uno di quelli in grado di metterci la faccia e di responsabilizzare e guidare i più giovani.
Il leader in campo, Diamanti, non ha queste caratteristiche e lo sfogo durante la partita contro il Verona documentato dalle telecamere ne è la prova: il fantasista è un giocatore che si esalta quando le cose vanno bene e la squadra gioca per lui e al contrario si deprime e perde la testa quando non si sente supportato a dovere dai compagni, cercando la giocata personale ai limiti dell'impossibile quando la logica suggerirebbe soluzioni più semplici.
Il Sassuolo, ultimo, cerca la sua prima vittoria in serie A e l'arrivo dei pericolanti rossoblù è per i neroverdi un'occasione da non perdere per lasciare l'ultimo posto in classifica e attaccare al Bologna la scomoda etichetta di cenerentola del campionato.
Le panchine di Pioli e Di Francesco sono legate all'esito di questa sfida: una sconfitta sarebbe con ogni probabilità fatale ad entrambi.
Anche se la squadra e soprattutto la società non sono degne della serie A, il pubblico deve dimostrarsi all'altezza della categoria: chiunque abbia a cuore le sorti del Bologna e può permetterselo economicamente, domenica deve essere allo stadio Giglio.
Io ci sarò.
Forza ragazzi, forza Bologna.
La crisi dei rossoblù è profonda, molto più di quanto dica una classifica pessima ma ancora ampiamente recuperabile: in fondo basterebbero un paio di vittorie per rivedere un po' di luce e guardare con ottimismo al prosieguo del campionato.
Nulla però lascia presagire un cambio di passo per questa squadra costruita senza alcuna logica e con gravi carenze in ogni reparto, pesantemente indebolita da una campagna acquisti che ha spolpato la rosa privandola di quei pochi uomini di qualità che avevano permesso ai rossoblù di risollevarsi da una situazione critica già lo scorso anno.
Lo stesso Pioli, nelle stagioni passate autentico valore aggiunto in grado di trovare sempre la quadratura del cerchio, quest'anno appare in confusione: la cessione di Taider, che lui aveva escluso a chiare lettere esponendosi pubblicamente, deve aver incrinato la sua fiducia nell'operato della società e spezzato i fragili equilibri che il mister aveva cercato di trovare durante il ritiro estivo.
Quella che si giocherà domenica 20 ottobre allo stadio Giglio di Reggio Emilia è la classica partita da dentro o fuori, che per tanti versi ricorda la sfida in quel di Novara di due stagioni or sono: allora fu Gaston Ramirez a spezzare l'equilibrio e a regalare a Stefano Pioli una vittoria fondamentale che affossò i piemontesi e spianò la strada alla rincorsa dei rossoblù.
Oggi Ramirez non c'è più, come non c'è più Di Vaio, Mudingayi e tanti altri giocatori ai quali nei momenti di difficoltà ci si poteva aggrappare: alla squadra manca tremendamente un leader all'interno dello spogliatoio, uno di quelli in grado di metterci la faccia e di responsabilizzare e guidare i più giovani.
Il leader in campo, Diamanti, non ha queste caratteristiche e lo sfogo durante la partita contro il Verona documentato dalle telecamere ne è la prova: il fantasista è un giocatore che si esalta quando le cose vanno bene e la squadra gioca per lui e al contrario si deprime e perde la testa quando non si sente supportato a dovere dai compagni, cercando la giocata personale ai limiti dell'impossibile quando la logica suggerirebbe soluzioni più semplici.
Il Sassuolo, ultimo, cerca la sua prima vittoria in serie A e l'arrivo dei pericolanti rossoblù è per i neroverdi un'occasione da non perdere per lasciare l'ultimo posto in classifica e attaccare al Bologna la scomoda etichetta di cenerentola del campionato.
Le panchine di Pioli e Di Francesco sono legate all'esito di questa sfida: una sconfitta sarebbe con ogni probabilità fatale ad entrambi.
Anche se la squadra e soprattutto la società non sono degne della serie A, il pubblico deve dimostrarsi all'altezza della categoria: chiunque abbia a cuore le sorti del Bologna e può permetterselo economicamente, domenica deve essere allo stadio Giglio.
Io ci sarò.
Forza ragazzi, forza Bologna.
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