Un altro campionato è terminato e, nonostante abbia portato in dote un anonimo 16° posto, sono certo che lo ricorderemo a lungo.
E' stata un'annata estremamente intensa, piena di colpi di scena tali da far invidia al miglior Hitchcock: ripetuti cambi di proprietà, l'esonero di Franco Colomba proprio alla vigilia della prima di campionato, il fallimento sventato per un soffio, la penalizzazione, l'entusiasmante cavalcata culminata con lo storico successo ottenuto sul campo della Juventus, il clamoroso crollo nel finale che ha rischiato di rovinare quanto di buono fatto in precedenza e, dulcis in fundo, lo scandalo dei pass-invalidi nel quale sono rimasti coinvolti vari giocatori tra cui il capitano ed uomo simbolo Marco Di Vaio. Ma facciamo un po' di ordine.
Tutto ha avuto inizio con il passaggio di consegne tra la famiglia Menarini e lo sconosciuto imprenditore sardo Sergio Porcedda: conferenze stampa, sorrisi, progetti triennali per riportare il Bologna a ridosso dell'Europa e, finalmente, un colpo di acceleratore ad un mercato fino a quel momento paralizzato.
La nuova politica societaria era chiara: puntare ad ottenere in comproprietà dei giovani di prospettiva da valorizzare, basandosi sull'esperienza del consulente di mercato Carmine Longo.
I primi colpi non hanno di certo entusiasmato la folla, ma se non altro hanno destato molta curiosità in un ambiente narcotizzato da anni di ingaggi di giocatori a parametro zero ormai a fine carriera: finalmente, dunque, si poteva intraprendere un cammino nuovo e stimolante.
Due i giocatori di fama sbarcati sotto alle due torri, entrambi uruguaiani e a titolo definitivo: Diego Perez, reduce dal mondiale sudafricano nel quale si era distinto come un autentico gladiatore della linea mediana, e Gaston Ramirez, giovanissimo trequartista di grande talento. Per il resto si è puntato su molti giovani in comproprietà e su qualche prestito per completare una rosa con molti doppioni a centrocampo e pochissime alternative valide negli altri ruoli.
La lacuna più evidente in attacco: si attendeva con ansia l'ingaggio di un centravanti di peso da affiancare a Marco Di Vaio, ma alla chiusura del mercato estivo nessun volto nuovo è stato vestito di rossoblù.
Alla vigilia della prima di campionato un terremoto ha scosso l'ambiente felsineo: via Franco Colomba, reo di non aver sposato con convinzione la politica dei giovani, e panchina affidata in via temporanea a Paolo Magnani, allenatore della primavera. Il prezioso pareggio strappato contro i campioni d'Italia dell'Inter e le prestazioni incoraggianti fornite da alcune pedine che sulla carta dovevano solo essere solo dei rincalzi hanno contribuito in modo determinante a dare fiducia a tutto l'ambiente.
Nei giorni seguenti, l'annuncio dell'ingaggio di Alberto Malesani ha destato molte perplessità tra tifosi e addetti ai lavori: reduce da una serie di esoneri e retrocessioni, l'allenatore veronese non sembrava essere l'uomo giusto per guidare questo giovane gruppo alla conquista della salvezza.
Sotto gli ordini del nuovo mister, la squadra è riuscita a restare in linea di galleggiamento grazie a delle prestazioni di carattere, confermando però di essere troppo dipendente da Di Vaio in zona gol.
Intanto in città i rumors su una presunta incosistenza economica del nuovo patron si facevano sempre più insistenti, dividendo nettamente tifosi e stampa. Finché, a metà novembre, Porcedda ha tolto definitivamente la maschera: nonostante le sue ripetute assicurazioni, stipendi e Irpef non sono stati pagati nel termine utile e il Bologna è stato prima deferito e poi penalizzato di tre punti per inadempienze finanziarie.
In città è esploso il caos: il timore era di non riuscire nemmeno a portare a termine la stagione in corso e di dover cedere tutti i migliori giocatori nel mercato di gennaio per far fronte alla drammatica situazione debitoria.
E' a questo punto che la truppa di Malesani ha compiuto un vero e proprio miracolo sportivo: nelle difficoltà il gruppo si è cementato, trovando una coesione che lo ha portato ad inanellare una serie di risultati sorprendenti, tali da annullare la penalizzazione e condurre il Bologna in acque apparentemente tranquille. La vittoria al fotofinish sul Chievo e lo 0-2 a Cesena hanno dato una grandissima carica a tutto l'ambiente e sono state un chiaro segnale che i giocatori non avevano nessuna intenzione di abbandonare la nave.
Ma intanto i tempi si facevano stretti e nessun compratore bussava alla porta di Porcedda, nel frattempo fuggito da Bologna e trinceratosi dietro ad un silenzio inquietante.
L'intervento del presidente di Intermedia Giovanni Consorte, al quale era stato dato il mandato di analizzare lo stato finanziario del club e di trovare dei possibili acquirenti, ha rappresentato la svolta: pochi giorni prima di Natale una cordata con a capo il re del caffè Massimo Zanetti è riuscita a concludere una difficile trattativa e a salvare i rossoblù da un fallimento quasi certo.
Ma la contestuale nomina di Luca Baraldi come AD ha generato immediatamente polemiche all'interno della nuova compagine societaria e dello spogliatoio, spingendo Zanetti a dimettersi dalla carica di presidente dopo nemmeno un mese.
A capo della società è stato così nominato Marco Pavignani, con l'obiettivo di traghettare la nuova proprietà fuori dalle sabbie mobili.
Sul campo intanto i rossoblù davano spettacolo, riuscendo addirittura nell'impresa di sconfiggere gli odiati rivali della Juventus sul proprio terreno di gioco dopo più di trent'anni di attesa, grazie ad una straordinaria doppietta di Marco Di Vaio, sempre più uomo icona.
Tutto sembrava filare per il meglio, con la squadra in grado di raggiungere quota 40 punti ad otto turni dal termine.
Ma la situazione ai vertici della società era ancora fortemente instabile: dopo un clamoroso dietrofront di Alfredo Cazzola, cavallo di ritorno chiamato a guidare la cordata, le redini sono passate ad Albano Guaraldi e al suo vice Maurizio Setti.
A questo punto qualcosa si deve essere rotto all'interno dello spogliatoio: il Bologna ha cominciato ad arrancare, collezionando ben 5 stop consecutivi e fornendo prestazioni imbarazzanti. La salvezza, già data per acquisita, era tornata in discussione in seguito ad alcuni risultati a sorpresa delle dirette concorrenti.
Come se non bastasse, l'esplosione dello scandalo dei pass-invalidi che ha visto coinvolti numerosi giocatori ha ulteriormente distratto un gruppo con la testa e le gambe già in vacanza.
La squadra, demotivata dalle dichiarazioni arrendevoli rilasciate da Malesani dopo la debacle di Brescia e spaccata in due dopo il rinnovo del contratto al solo Di Vaio, ha continuato a precipitare in classifica, raccogliendo solo due miseri punti in otto gare (con due sole reti realizzate e ben 15 subite) e salvandosi solamente grazie ad un crollo verticale della Sampdoria, incapace di portare a casa nel finale di stagione alcuni risultati che sembravano alla sua portata. Se i doriani non avessero incassato al 97° il gol del genoano Boselli e nel turno successivo fossero riusciti a sconfiggere al Ferraris un Palermo con la testa già alla finale di coppa Italia, l'ultimo match col Bari sarebbe stato decisivo per i rossoblù ai fini della permanenza nella massima serie (e conosciamo tutti il vergognoso epilogo...).
Questo finale di stagione è stata una grossa delusione, alla luce di quanto questo gruppo aveva dimostrato di poter dare sia in termini di carattere che di qualità di gioco: per descrivere con una metafora il turbinio di emozioni vissute durante questo campionato, è stato come parlare in chat con una ragazza sconosciuta, restare affascinati dal suo carattere forte (Roma-Bologna 2-2, Bologna-Udinese 2-1), imparare ad apprezzare la sua capacità di non arrendersi di fronte a nessun ostacolo (Bologna-Chievo 2-1, Cesena-Bologna 0-2), farsi inviare la sua foto e restare folgorati dal suo bellissimo viso (Bologna-Lazio 3-1, Bologna-Palermo 1-0), incontrarla di persona ed innamorarsi perdutamente di lei (Juventus-Bologna 0-2), baciarla appassionatamente (Lecce-Bologna 0-1) e poi scoprire sul più bello che in realtà si trattava di...un uomo. Ho reso l'idea?
Cosa salvare di questo campionato?
Innanzitutto il meraviglioso pubblico di Bologna: nei momenti di difficoltà la tifoseria si è stretta attorno alla squadra, spingendola oltre i propri limiti. Limiti che erano evidenti e che sono venuti a galla una volta calata la tensione dopo il raggiungimento della presunta quota salvezza.
In secondo luogo, l'ingaggio di giovani a titolo definitivo o in comproprietà: anche se parecchi di loro hanno avuto un rendimento molto al di sotto delle aspettative, la strada intrapresa è senza dubbio quella giusta. A tal proposito, basta osservare la parabola dell'Udinese: dopo aver inanellato ben quattro sconfitte consecutive al via, l'esplosione contemporanea di alcuni giovani quasi sconosciuti (unita alla vena realizzativa di un bomber di razza come Di Natale) ha permesso ai friulani di conquistare contro ogni pronostico un posto nei preliminari di Champions League.
Infine, il carattere e la coesione dimostrati dal gruppo fino ad otto turni dal termine: prima del crollo finale il Bologna aveva una mentalità vincente ed era disposto ad arrendersi solo dopo il triplice fischio dell'arbitro e non un secondo prima (non è infatti un caso che una grande fetta dei punti racimolati sia stata conquistata nei minuti finali).
Quali sono state le delusioni più cocenti?
In primo luogo, non essere riusciti a fare quel salto di qualità che tutta la tifoseria auspicava: se non ci fosse stato quel black out nel finale, l'entusiasmo che si respirava in città si sarebbe trascinato anche nella prossima stagione, con tutti i relativi benefici in termini di abbonamenti venduti e di clima positivo attorno alla squadra durante il ritiro estivo.
In secondo luogo, lo scandalo dei pass-invalidi che ha coinvolto Di Vaio, accusato di aver chiesto ed ottenuto l'annullamento di più di quaranta multe: dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati, la sua permanenza a Bologna non sembra più così certa. Una cosa è sicura: se verranno accertate le sue responsabilità, l'immagine pubblica dell'uomo Di Vaio subirà un durissimo colpo. Ma qui ci si occupa soprattutto di calcio, e da quel punto di vista un Di Vaio in piena forma fisica e mentale è una pedina troppo importante per essere scaricata in preda all'impulsività. Sebbene le accuse che gli sono state mosse siano gravi (soprattutto da un punto di vista etico e civico), ritengo che il capitano rossoblù racchiuda in sé i valori morali e sportivi sufficienti per ricostruire la propria immagine di uomo-simbolo e riabilitarsi agli occhi della città che lo ha adottato come un figlio: se sarà giudicato colpevole, paghi tutto ciò che deve pagare, faccia una cospicua donazione a qualche associazione benefica come ulteriore dimostrazione del suo sincero pentimento e continui a fare il suo mestiere bene come ha sempre fatto quando la sua testa era sgombra da questioni extra-calcistiche. L'eroe che cade nel fango può rialzarsi ed essere amato come e più di prima: il mondo dello sport è pieno di esempi positivi in tal senso.
Coraggio Marco, supera questo momento con la dignità di chi sa di aver sbagliato e torna a far esultare quella grandissima fetta del pubblico di Bologna che nonostante tutto è ancora schierata dalla tua parte.
Cosa ci riserva il futuro?
Difficile dirlo adesso: il Bologna è ancora un cantiere aperto e la solidità economica di questa società è ancora tutta da verificare.
Le recenti dichiarazioni di Zanetti lasciano parecchi dubbi sulla tenuta di un modello organizzativo atipico per un club di serie A: ogni consiglio di amministrazione rischia di trasformarsi in una sorta di riunione di condominio, nella quale tutti vogliono dire la loro opinione e alla fine non si arriva quasi mai ad un compromesso.
Pertanto mi auguro solo una cosa per il nostro Bologna: stabilità. Dopo un'annata così travagliata c'è assolutamente bisogno di certezze.
In tal senso, all'attuale società rossoblù va dato un merito: le tempestive assunzioni di Salvatore Bagni come consulente di mercato e di Pierpaolo Bisoli come allenatore lasciano intravedere quantomeno la volontà di non perdere ulteriore tempo in vista della prossima stagione.
La speranza di tutti è che prima o poi anche per il Bologna si possa aprire un ciclo vincente che lo porti a stazionare stabilmente tra le prime sei-sette potenze del nostro campionato. Negli ultimi anni sempre più spesso squadre senza storia hanno avuto l'onore di rappresentare l'Italia nelle principali competizioni europee: non è accettabile che un club glorioso come il Bologna, che vanta nel suo palmarès sette scudetti e due coppe nazionali, non riesca da ben 40 anni a piazzarsi tra le prime sei in classifica, impresa riuscita anche in più di un'occasione a squadre come Chievo, Cesena, Ascoli, Perugia, Udinese, Palermo, Atalanta, Vicenza, Parma, Cagliari, Verona, Sampdoria, Napoli, Fiorentina, Lazio, Roma e alle altre nobili decadute Torino e Genoa.
Sempre e comunque FORZA BOLOGNA!
E' stata un'annata estremamente intensa, piena di colpi di scena tali da far invidia al miglior Hitchcock: ripetuti cambi di proprietà, l'esonero di Franco Colomba proprio alla vigilia della prima di campionato, il fallimento sventato per un soffio, la penalizzazione, l'entusiasmante cavalcata culminata con lo storico successo ottenuto sul campo della Juventus, il clamoroso crollo nel finale che ha rischiato di rovinare quanto di buono fatto in precedenza e, dulcis in fundo, lo scandalo dei pass-invalidi nel quale sono rimasti coinvolti vari giocatori tra cui il capitano ed uomo simbolo Marco Di Vaio. Ma facciamo un po' di ordine.
Tutto ha avuto inizio con il passaggio di consegne tra la famiglia Menarini e lo sconosciuto imprenditore sardo Sergio Porcedda: conferenze stampa, sorrisi, progetti triennali per riportare il Bologna a ridosso dell'Europa e, finalmente, un colpo di acceleratore ad un mercato fino a quel momento paralizzato.
La nuova politica societaria era chiara: puntare ad ottenere in comproprietà dei giovani di prospettiva da valorizzare, basandosi sull'esperienza del consulente di mercato Carmine Longo.
I primi colpi non hanno di certo entusiasmato la folla, ma se non altro hanno destato molta curiosità in un ambiente narcotizzato da anni di ingaggi di giocatori a parametro zero ormai a fine carriera: finalmente, dunque, si poteva intraprendere un cammino nuovo e stimolante.
Due i giocatori di fama sbarcati sotto alle due torri, entrambi uruguaiani e a titolo definitivo: Diego Perez, reduce dal mondiale sudafricano nel quale si era distinto come un autentico gladiatore della linea mediana, e Gaston Ramirez, giovanissimo trequartista di grande talento. Per il resto si è puntato su molti giovani in comproprietà e su qualche prestito per completare una rosa con molti doppioni a centrocampo e pochissime alternative valide negli altri ruoli.
La lacuna più evidente in attacco: si attendeva con ansia l'ingaggio di un centravanti di peso da affiancare a Marco Di Vaio, ma alla chiusura del mercato estivo nessun volto nuovo è stato vestito di rossoblù.
Alla vigilia della prima di campionato un terremoto ha scosso l'ambiente felsineo: via Franco Colomba, reo di non aver sposato con convinzione la politica dei giovani, e panchina affidata in via temporanea a Paolo Magnani, allenatore della primavera. Il prezioso pareggio strappato contro i campioni d'Italia dell'Inter e le prestazioni incoraggianti fornite da alcune pedine che sulla carta dovevano solo essere solo dei rincalzi hanno contribuito in modo determinante a dare fiducia a tutto l'ambiente.
Nei giorni seguenti, l'annuncio dell'ingaggio di Alberto Malesani ha destato molte perplessità tra tifosi e addetti ai lavori: reduce da una serie di esoneri e retrocessioni, l'allenatore veronese non sembrava essere l'uomo giusto per guidare questo giovane gruppo alla conquista della salvezza.
Sotto gli ordini del nuovo mister, la squadra è riuscita a restare in linea di galleggiamento grazie a delle prestazioni di carattere, confermando però di essere troppo dipendente da Di Vaio in zona gol.
Intanto in città i rumors su una presunta incosistenza economica del nuovo patron si facevano sempre più insistenti, dividendo nettamente tifosi e stampa. Finché, a metà novembre, Porcedda ha tolto definitivamente la maschera: nonostante le sue ripetute assicurazioni, stipendi e Irpef non sono stati pagati nel termine utile e il Bologna è stato prima deferito e poi penalizzato di tre punti per inadempienze finanziarie.
In città è esploso il caos: il timore era di non riuscire nemmeno a portare a termine la stagione in corso e di dover cedere tutti i migliori giocatori nel mercato di gennaio per far fronte alla drammatica situazione debitoria.
E' a questo punto che la truppa di Malesani ha compiuto un vero e proprio miracolo sportivo: nelle difficoltà il gruppo si è cementato, trovando una coesione che lo ha portato ad inanellare una serie di risultati sorprendenti, tali da annullare la penalizzazione e condurre il Bologna in acque apparentemente tranquille. La vittoria al fotofinish sul Chievo e lo 0-2 a Cesena hanno dato una grandissima carica a tutto l'ambiente e sono state un chiaro segnale che i giocatori non avevano nessuna intenzione di abbandonare la nave.
Ma intanto i tempi si facevano stretti e nessun compratore bussava alla porta di Porcedda, nel frattempo fuggito da Bologna e trinceratosi dietro ad un silenzio inquietante.
L'intervento del presidente di Intermedia Giovanni Consorte, al quale era stato dato il mandato di analizzare lo stato finanziario del club e di trovare dei possibili acquirenti, ha rappresentato la svolta: pochi giorni prima di Natale una cordata con a capo il re del caffè Massimo Zanetti è riuscita a concludere una difficile trattativa e a salvare i rossoblù da un fallimento quasi certo.
Ma la contestuale nomina di Luca Baraldi come AD ha generato immediatamente polemiche all'interno della nuova compagine societaria e dello spogliatoio, spingendo Zanetti a dimettersi dalla carica di presidente dopo nemmeno un mese.
A capo della società è stato così nominato Marco Pavignani, con l'obiettivo di traghettare la nuova proprietà fuori dalle sabbie mobili.
Sul campo intanto i rossoblù davano spettacolo, riuscendo addirittura nell'impresa di sconfiggere gli odiati rivali della Juventus sul proprio terreno di gioco dopo più di trent'anni di attesa, grazie ad una straordinaria doppietta di Marco Di Vaio, sempre più uomo icona.
Tutto sembrava filare per il meglio, con la squadra in grado di raggiungere quota 40 punti ad otto turni dal termine.
Ma la situazione ai vertici della società era ancora fortemente instabile: dopo un clamoroso dietrofront di Alfredo Cazzola, cavallo di ritorno chiamato a guidare la cordata, le redini sono passate ad Albano Guaraldi e al suo vice Maurizio Setti.
A questo punto qualcosa si deve essere rotto all'interno dello spogliatoio: il Bologna ha cominciato ad arrancare, collezionando ben 5 stop consecutivi e fornendo prestazioni imbarazzanti. La salvezza, già data per acquisita, era tornata in discussione in seguito ad alcuni risultati a sorpresa delle dirette concorrenti.
Come se non bastasse, l'esplosione dello scandalo dei pass-invalidi che ha visto coinvolti numerosi giocatori ha ulteriormente distratto un gruppo con la testa e le gambe già in vacanza.
La squadra, demotivata dalle dichiarazioni arrendevoli rilasciate da Malesani dopo la debacle di Brescia e spaccata in due dopo il rinnovo del contratto al solo Di Vaio, ha continuato a precipitare in classifica, raccogliendo solo due miseri punti in otto gare (con due sole reti realizzate e ben 15 subite) e salvandosi solamente grazie ad un crollo verticale della Sampdoria, incapace di portare a casa nel finale di stagione alcuni risultati che sembravano alla sua portata. Se i doriani non avessero incassato al 97° il gol del genoano Boselli e nel turno successivo fossero riusciti a sconfiggere al Ferraris un Palermo con la testa già alla finale di coppa Italia, l'ultimo match col Bari sarebbe stato decisivo per i rossoblù ai fini della permanenza nella massima serie (e conosciamo tutti il vergognoso epilogo...).
Questo finale di stagione è stata una grossa delusione, alla luce di quanto questo gruppo aveva dimostrato di poter dare sia in termini di carattere che di qualità di gioco: per descrivere con una metafora il turbinio di emozioni vissute durante questo campionato, è stato come parlare in chat con una ragazza sconosciuta, restare affascinati dal suo carattere forte (Roma-Bologna 2-2, Bologna-Udinese 2-1), imparare ad apprezzare la sua capacità di non arrendersi di fronte a nessun ostacolo (Bologna-Chievo 2-1, Cesena-Bologna 0-2), farsi inviare la sua foto e restare folgorati dal suo bellissimo viso (Bologna-Lazio 3-1, Bologna-Palermo 1-0), incontrarla di persona ed innamorarsi perdutamente di lei (Juventus-Bologna 0-2), baciarla appassionatamente (Lecce-Bologna 0-1) e poi scoprire sul più bello che in realtà si trattava di...un uomo. Ho reso l'idea?
Cosa salvare di questo campionato?
Innanzitutto il meraviglioso pubblico di Bologna: nei momenti di difficoltà la tifoseria si è stretta attorno alla squadra, spingendola oltre i propri limiti. Limiti che erano evidenti e che sono venuti a galla una volta calata la tensione dopo il raggiungimento della presunta quota salvezza.
In secondo luogo, l'ingaggio di giovani a titolo definitivo o in comproprietà: anche se parecchi di loro hanno avuto un rendimento molto al di sotto delle aspettative, la strada intrapresa è senza dubbio quella giusta. A tal proposito, basta osservare la parabola dell'Udinese: dopo aver inanellato ben quattro sconfitte consecutive al via, l'esplosione contemporanea di alcuni giovani quasi sconosciuti (unita alla vena realizzativa di un bomber di razza come Di Natale) ha permesso ai friulani di conquistare contro ogni pronostico un posto nei preliminari di Champions League.
Infine, il carattere e la coesione dimostrati dal gruppo fino ad otto turni dal termine: prima del crollo finale il Bologna aveva una mentalità vincente ed era disposto ad arrendersi solo dopo il triplice fischio dell'arbitro e non un secondo prima (non è infatti un caso che una grande fetta dei punti racimolati sia stata conquistata nei minuti finali).
Quali sono state le delusioni più cocenti?
In primo luogo, non essere riusciti a fare quel salto di qualità che tutta la tifoseria auspicava: se non ci fosse stato quel black out nel finale, l'entusiasmo che si respirava in città si sarebbe trascinato anche nella prossima stagione, con tutti i relativi benefici in termini di abbonamenti venduti e di clima positivo attorno alla squadra durante il ritiro estivo.
In secondo luogo, lo scandalo dei pass-invalidi che ha coinvolto Di Vaio, accusato di aver chiesto ed ottenuto l'annullamento di più di quaranta multe: dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati, la sua permanenza a Bologna non sembra più così certa. Una cosa è sicura: se verranno accertate le sue responsabilità, l'immagine pubblica dell'uomo Di Vaio subirà un durissimo colpo. Ma qui ci si occupa soprattutto di calcio, e da quel punto di vista un Di Vaio in piena forma fisica e mentale è una pedina troppo importante per essere scaricata in preda all'impulsività. Sebbene le accuse che gli sono state mosse siano gravi (soprattutto da un punto di vista etico e civico), ritengo che il capitano rossoblù racchiuda in sé i valori morali e sportivi sufficienti per ricostruire la propria immagine di uomo-simbolo e riabilitarsi agli occhi della città che lo ha adottato come un figlio: se sarà giudicato colpevole, paghi tutto ciò che deve pagare, faccia una cospicua donazione a qualche associazione benefica come ulteriore dimostrazione del suo sincero pentimento e continui a fare il suo mestiere bene come ha sempre fatto quando la sua testa era sgombra da questioni extra-calcistiche. L'eroe che cade nel fango può rialzarsi ed essere amato come e più di prima: il mondo dello sport è pieno di esempi positivi in tal senso.
Coraggio Marco, supera questo momento con la dignità di chi sa di aver sbagliato e torna a far esultare quella grandissima fetta del pubblico di Bologna che nonostante tutto è ancora schierata dalla tua parte.
Cosa ci riserva il futuro?
Difficile dirlo adesso: il Bologna è ancora un cantiere aperto e la solidità economica di questa società è ancora tutta da verificare.
Le recenti dichiarazioni di Zanetti lasciano parecchi dubbi sulla tenuta di un modello organizzativo atipico per un club di serie A: ogni consiglio di amministrazione rischia di trasformarsi in una sorta di riunione di condominio, nella quale tutti vogliono dire la loro opinione e alla fine non si arriva quasi mai ad un compromesso.
Pertanto mi auguro solo una cosa per il nostro Bologna: stabilità. Dopo un'annata così travagliata c'è assolutamente bisogno di certezze.
In tal senso, all'attuale società rossoblù va dato un merito: le tempestive assunzioni di Salvatore Bagni come consulente di mercato e di Pierpaolo Bisoli come allenatore lasciano intravedere quantomeno la volontà di non perdere ulteriore tempo in vista della prossima stagione.
La speranza di tutti è che prima o poi anche per il Bologna si possa aprire un ciclo vincente che lo porti a stazionare stabilmente tra le prime sei-sette potenze del nostro campionato. Negli ultimi anni sempre più spesso squadre senza storia hanno avuto l'onore di rappresentare l'Italia nelle principali competizioni europee: non è accettabile che un club glorioso come il Bologna, che vanta nel suo palmarès sette scudetti e due coppe nazionali, non riesca da ben 40 anni a piazzarsi tra le prime sei in classifica, impresa riuscita anche in più di un'occasione a squadre come Chievo, Cesena, Ascoli, Perugia, Udinese, Palermo, Atalanta, Vicenza, Parma, Cagliari, Verona, Sampdoria, Napoli, Fiorentina, Lazio, Roma e alle altre nobili decadute Torino e Genoa.
Sempre e comunque FORZA BOLOGNA!
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