Nell'anticipo della trentunesima giornata del campionato di serie A 2010/2011, il Bologna ha subito una netta sconfitta contro il Brescia: 3-1 il risultato allo stadio Rigamonti, grazie alle reti di Hatemaj al 3°, di Zoboli al 9°, di Di Vaio al 30° e di Caracciolo su rigore al al 65°.
Commento partita
Nell'undici titolare spazio per Krhin, schierato davanti alla difesa al posto dell'acciaccato Mudingayi.
L'avvio è da brividi: già sotto 2-0 dopo soli 9 minuti, punito dalle reti di Hatemaj a difesa immobile e di Zoboli di testa sugli sviluppi di un corner, il Bologna non ha fatto altro che confermare i timori delle agenzie di scommesse, che in settimana avevano registrato un volume anomalo di giocate sulla vittoria della squadra lombarda ed avevano abbassato drasticamente le quote.
Una difesa imbarazzante ed un centrocampo svuotato di quella grinta che lo aveva reso uno dei punti di forza della squadra hanno assistito in maniera del tutto passiva alle giocate degli avversari: può capitare di prendere due gol nei primi minuti, ma una reazione immediata è d'obbligo per una formazione che a parole si è dichiarata a più riprese non ancora appagata.
Malesani ha provato a dare la scossa inserendo Paponi al 24° al posto di Ekdal: lo svedese, al rientro dopo l'infortunio, si è dimostrato ancora privo di un ritmo partita accettabile.
Il cambio ha per un attimo svegliato la truppa, tant'è che dopo sei minuti è arrivato il gol grazie ad un lampo del solito Di Vaio, bravo a scattare sul filo del fuorigioco e a battere Arcari dopo aver fortunosamente vinto un rimpallo.
A questo punto tutti ci aspettavamo il solito Bologna formato rimonta, ma purtroppo non è stato così: il Brescia ha immediatamente ripreso il comando del gioco ed è andato in più occasioni vicino al tris, con il solo Viviano a salvare l'onore della squadra con due interventi da applausi su Caracciolo ed Eder.
Nella ripresa Malesani ha cercato di dare più peso all'attacco, inserendo Meggiorini al posto di uno spento Ramirez, ma l'inerzia del match non è cambiata.
E così il Brescia ha messo al sicuro il risultato al 65°: plateale fallo di un irriconoscibile Britos su Accardi e penalty trasformato da Caracciolo, con la sfera che ha colpito la parte bassa della traversa ed è carmabolata al di là della linea di porta.
Titoli di coda.
Brutta sconfitta per i rossoblù, mai in partita contro avversari apparsi senza ombra di dubbio più motivati.
Ma c'è modo e modo di perdere e la truppa di Malesani ha scelto il peggiore: oggi si è visto un Bologna molle, incapace di arginare una formazione che non vinceva da quasi due mesi e che contro i rossoblù sembrava il Chelsea.
Capiamo le enormi difficoltà che ha dovuto affrontare fin qui il gruppo e siamo grati a tutto lo staff per il bel campionato fino ad ora disputato: ma questo campanello d'allarme non va assolutamente sottovalutato, se non si vuole vedere la squadra in infradito e bermuda già ad inizio aprile.
L'annunciato dietrofront di Cazzola può aver pesato sulla testa dei giocatori, già pronti a discutere i rinnovi di contratto e nuovamente destabilizzati dall'ennesimo colpo di scena ai vertici della società? Probabilmente si, perché se a salvezza tutta da conquistare era stato più semplice concentrarsi solo sul campo, adesso che il gruppo ha già ampiamente dimostrato il proprio valore è indubbiamente più difficile isolarsi dalle voci provenienti dall'esterno.
In ogni caso ci sono altre sette partite da onorare, memori di quel Torino-Genoa di due stagioni fa: se allora i genovesi avessero giocato in maniera così arrendevole, con ogni probabilità il Bologna avrebbe avuto l'onore di affrontare il Portogruaro per la prima volta nella sua storia (con tutto il rispetto per la simpatica squadra veneta, sia chiaro).
In classifica il Bologna resta così fermo a 40 punti, vede definitivamente sfumare quel settimo posto che per un attimo era sembrato alla portata e permette al Brescia di ritornare in corsa per la salvezza: se la squadra non recupererà il furore agonistico, da qui alla fine si raccoglieranno davvero poche soddisfazioni.
Nel prossimo turno i rossoblù ospiteranno il lanciatissimo Napoli al Dall'Ara: una reazione è d'obbligo, perché sarebbe davvero inaccettabile disputare una partita così remissiva davanti al pubblico di casa.
Mi auguro che la squadra entri sul terreno di gioco con l'intenzione di dimostrare a tutti coloro che pensano che il campionato sia già concluso che lo scivolone di Brescia è stato solo un brutto passo falso: escludere i partenopei dalla lotta per il titolo sarebbe un ottimo modo per far dimenticare la non-partita in terra lombarda.
Purtroppo la società ha deciso di fare cassa e non ha promosso nessuna iniziativa per far sì che lo stadio sia occupato dal maggior numero possibile di tifosi rossoblù: la curva San Luca e gran parte dei distinti, solitamente vuoti a prezzo intero, saranno così lasciati a disposizione dei numerosi napoletani presenti in regione.
Sarà alquanto sgradevole vedere il Dall'Ara colorato di azzurro, ma non c'è da stupirsi: negli ultimi decenni la città è stata colonizzata e non è solo il tifo calcistico a risentirne, ma tutto il substrato culturale che rendeva Bologna unica nel suo genere.
Se anche nel proprio stadio i bolognesi dovranno subire l'onta di essere in minoranza, non c'è dunque da meravigliarsi se il favorito alla poltrona di sindaco non sa nemmeno che il Bologna gioca in serie A.
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Nell'undici titolare spazio per Krhin, schierato davanti alla difesa al posto dell'acciaccato Mudingayi.
L'avvio è da brividi: già sotto 2-0 dopo soli 9 minuti, punito dalle reti di Hatemaj a difesa immobile e di Zoboli di testa sugli sviluppi di un corner, il Bologna non ha fatto altro che confermare i timori delle agenzie di scommesse, che in settimana avevano registrato un volume anomalo di giocate sulla vittoria della squadra lombarda ed avevano abbassato drasticamente le quote.
Una difesa imbarazzante ed un centrocampo svuotato di quella grinta che lo aveva reso uno dei punti di forza della squadra hanno assistito in maniera del tutto passiva alle giocate degli avversari: può capitare di prendere due gol nei primi minuti, ma una reazione immediata è d'obbligo per una formazione che a parole si è dichiarata a più riprese non ancora appagata.
Malesani ha provato a dare la scossa inserendo Paponi al 24° al posto di Ekdal: lo svedese, al rientro dopo l'infortunio, si è dimostrato ancora privo di un ritmo partita accettabile.
Il cambio ha per un attimo svegliato la truppa, tant'è che dopo sei minuti è arrivato il gol grazie ad un lampo del solito Di Vaio, bravo a scattare sul filo del fuorigioco e a battere Arcari dopo aver fortunosamente vinto un rimpallo.
A questo punto tutti ci aspettavamo il solito Bologna formato rimonta, ma purtroppo non è stato così: il Brescia ha immediatamente ripreso il comando del gioco ed è andato in più occasioni vicino al tris, con il solo Viviano a salvare l'onore della squadra con due interventi da applausi su Caracciolo ed Eder.
Nella ripresa Malesani ha cercato di dare più peso all'attacco, inserendo Meggiorini al posto di uno spento Ramirez, ma l'inerzia del match non è cambiata.
E così il Brescia ha messo al sicuro il risultato al 65°: plateale fallo di un irriconoscibile Britos su Accardi e penalty trasformato da Caracciolo, con la sfera che ha colpito la parte bassa della traversa ed è carmabolata al di là della linea di porta.
Titoli di coda.
Brutta sconfitta per i rossoblù, mai in partita contro avversari apparsi senza ombra di dubbio più motivati.
Ma c'è modo e modo di perdere e la truppa di Malesani ha scelto il peggiore: oggi si è visto un Bologna molle, incapace di arginare una formazione che non vinceva da quasi due mesi e che contro i rossoblù sembrava il Chelsea.
Capiamo le enormi difficoltà che ha dovuto affrontare fin qui il gruppo e siamo grati a tutto lo staff per il bel campionato fino ad ora disputato: ma questo campanello d'allarme non va assolutamente sottovalutato, se non si vuole vedere la squadra in infradito e bermuda già ad inizio aprile.
L'annunciato dietrofront di Cazzola può aver pesato sulla testa dei giocatori, già pronti a discutere i rinnovi di contratto e nuovamente destabilizzati dall'ennesimo colpo di scena ai vertici della società? Probabilmente si, perché se a salvezza tutta da conquistare era stato più semplice concentrarsi solo sul campo, adesso che il gruppo ha già ampiamente dimostrato il proprio valore è indubbiamente più difficile isolarsi dalle voci provenienti dall'esterno.
In ogni caso ci sono altre sette partite da onorare, memori di quel Torino-Genoa di due stagioni fa: se allora i genovesi avessero giocato in maniera così arrendevole, con ogni probabilità il Bologna avrebbe avuto l'onore di affrontare il Portogruaro per la prima volta nella sua storia (con tutto il rispetto per la simpatica squadra veneta, sia chiaro).
In classifica il Bologna resta così fermo a 40 punti, vede definitivamente sfumare quel settimo posto che per un attimo era sembrato alla portata e permette al Brescia di ritornare in corsa per la salvezza: se la squadra non recupererà il furore agonistico, da qui alla fine si raccoglieranno davvero poche soddisfazioni.
Nel prossimo turno i rossoblù ospiteranno il lanciatissimo Napoli al Dall'Ara: una reazione è d'obbligo, perché sarebbe davvero inaccettabile disputare una partita così remissiva davanti al pubblico di casa.
Mi auguro che la squadra entri sul terreno di gioco con l'intenzione di dimostrare a tutti coloro che pensano che il campionato sia già concluso che lo scivolone di Brescia è stato solo un brutto passo falso: escludere i partenopei dalla lotta per il titolo sarebbe un ottimo modo per far dimenticare la non-partita in terra lombarda.
Purtroppo la società ha deciso di fare cassa e non ha promosso nessuna iniziativa per far sì che lo stadio sia occupato dal maggior numero possibile di tifosi rossoblù: la curva San Luca e gran parte dei distinti, solitamente vuoti a prezzo intero, saranno così lasciati a disposizione dei numerosi napoletani presenti in regione.
Sarà alquanto sgradevole vedere il Dall'Ara colorato di azzurro, ma non c'è da stupirsi: negli ultimi decenni la città è stata colonizzata e non è solo il tifo calcistico a risentirne, ma tutto il substrato culturale che rendeva Bologna unica nel suo genere.
Se anche nel proprio stadio i bolognesi dovranno subire l'onta di essere in minoranza, non c'è dunque da meravigliarsi se il favorito alla poltrona di sindaco non sa nemmeno che il Bologna gioca in serie A.
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1 commenti:
Giusto é vero! Concordo con quello che hai scritto. Diventerebbe la vergogna di Bologna.
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