Quando tutto lasciava presagire che Joe Tacopina e Joey Saputo fossero sul punto di chiudere la trattativa e togliere dalle grinfie di Guaraldi il glorioso Bologna F.C. 1909, ecco il colpo di scena: torna a farsi vivo Massimo Zanetti, quello del "se c'è bisogno io ci sono".
Lo stesso Zanetti che ha abbandonato la poltrona di presidente dopo meno di un mese senza aver mai visto una partita al Dall'Ara e che ha lasciato un "diversamente capace" quale Guaraldi al comando di un'azienda nella quale aveva investito 4 milioni di euro, assistendo dietro alle quinte e senza proferire verbo alla cessione sistematica di tutti i pezzi pregiati che componevano la rosa rossoblù. Lo stesso magnate che ha lasciato che il Bologna rotolasse in serie B dopo la cessione di Diamanti a mercato chiuso e che recentemente ha permesso che il club venisse penalizzato per il mancato pagamento dell'Irpef nei tempi previsti.
Quando mesi fa tutti lo invocavano e gli chiedevano di intervenire, l'unica risposta che è arrivata dal suo entourage è stata una fredda nota nella quale si declinava l'invito ad assumere un ruolo di primo piano nella gestione del club, che nel frattempo è stato amministrato in maniera demenziale e ha battuto in questi anni ogni record negativo della propria storia.
Proprio ora che esiste la concreta possibilità di finire in mano ad un gruppo di investitori sulla carta danaroso, Mr. Segafredo si è sentito in dovere di esporsi pubblicamente e in prima persona, dichiarando di avere l'intenzione di far fronte all'aumento di capitale necessario ad evitare che il Bologna rischi di fallire nei prossimi mesi e di voler partecipare direttamente alla gestione attraverso l'inserimento nel CDA di un suo uomo di fiducia, quel Luca Baraldi che da queste parti conosciamo bene per le non proprio illuminate operazioni Pisanu e Paponi col Parma.
Tempismo perfetto, non c'è che dire.
Questo tardivo intervento è suscettibile di molteplici interpretazioni: chi tira l'acqua al mulino dell'imprenditore trevigiano sostiene che sia stato un gesto di generosità finalizzato esclusivamente a permettere al Bologna di sopravvivere nel caso in cui la trattativa con gli americani non vada a buon fine; al contrario, chi parteggia per Tacopina & Saputo pensa che sia una trama dei soci per restare in sella e puntare alla costruzione del centro tecnico, da sempre unico e vero obiettivo dell'attuale proprietà.
Probabilmente la verità starà nel mezzo.
Ma cosa ci guadagnerebbe Zanetti ad aiutare Guaraldi?
Ovviamente per un imprenditore impegnato nella quotazione in borsa della propria impresa sarebbe sconveniente risultare coinvolto nel fallimento di una società della quale risulta socio: dare ossigeno al Bologna significa pertanto prendere tempo e scongiurare l'ipotesi che vi possano essere ripercussioni sui soci uscenti nel caso in cui i nuovi proprietari non siano realmente solvibili.
Un'altra chiave di lettura potrebbe imputare il coinvolgimento di Zanetti al fatto che gli americani, consapevoli delle difficoltà in cui versava il club, non avrebbero voluto rilevare le quote dei soci ma procedere solo alla ricapitalizzazione del club: in questo caso coloro che fino ad ora avevano avuto la possibilità di stare sotto ai riflettori investendo cifre che nel calcio rappresentano poco più che degli spiccioli da allungare al lavavetri di turno al semaforo, si sarebbero trovati tra le mani partecipazioni di minoranza pressoché inutili.
Dovendo trattare con un interlocutore forte come Zanetti la cessione di un Bologna che non ha più la spada di Damocle delle prossime scadenze da onorare puntata sulla testa, Tacopina e Saputo si vederebbero così costretti a rivedere i propri piani in quanto non sarebbe più sufficiente procedere ad un aumento di capitale per avere la maggioranza ma verrebbe loro richiesto di liquidare anche lo stesso imprenditore trevigiano, Guaraldi e gli altri soci.
Dietro a questa seconda ipotesi, non ci sarebbe certamente il bene del BFC, ma esclusivamente quello delle tasche di coloro che hanno voluto giocare a fare i presidenti di serie A senza conoscere le regole: hanno sbagliato tutto quello che era possibile sbagliare nella gestione della società e ora dovrebbero farsi da parte rinunciando a quanto investito per evitare conseguenze ben peggiori nel caso in cui in seguito ad una richiesta di fallimento venisse scoperchiata la pentola dei conti.
Se davvero voleva il bene del Bologna perché Zanetti non è intervenuto a gennaio, impedendo a Guaraldi di vendere Diamanti e prendendo un paio di buoni giocatori per preservare quella serie A che era un bene primario in quanto permetteva di incassare decine di milioni di euro di diritti televisivi? Perché proprio ora?
Non poteva attendere gli esiti della trattativa con gli americani e nel caso in cui non fosse andata a buon fine aiutare il club facendo l'aumento di capitale? Così almeno sarebbe apparso agli occhi della piazza come il salvatore della patria e avrebbe tenuto lontani i sospetti che il suo coinvolgimento sia finalizzato solamente al recupero dei milioni di euro investiti una volta appurato che l'interesse degli investitori si era fatto concreto.
Se (e sottolineo se) il progetto di Tacopina e Saputo fosse serio e prevedesse nel prossimo futuro l'investimento di oltre 100 milioni di euro di cui 60 per la ristrutturazione dello stadio, lasciar passare questo treno solo per rientrare dei pochi denari versati nelle casse della società sarebbe egoistico e alquanto presuntuoso da parte di chi ha procurato solo danni gravissimi all'immagine del Bologna. E' come se acquistassi un'auto sportiva pagando solo l'anticipo, mi pavoneggiassi per il quartiere mostrandola a tutti e poi mi schiantassi contro un palo: posso pretendere di riportarla al concessionario e recuperare anche l'anticipo?
Cari signori, il mondo non funziona così: ora avete gli occhi di tutta la città puntati addosso e dovrete rispondere delle vostre azioni non solo ai tifosi, ma anche all'amministrazione locale, ingolosita dai dollari potenzialmente in arrivo.
Se la politica in questi anni ha partorito zero progetti di innovazione, chissà che nuove opportunità non possano nascere da questo piano ambizioso che farebbe sbarcare il nome della città di Bologna oltreoceano: infrastrutture e servizi all'avanguardia attorno allo stadio, nuovi posti di lavoro e, cosa più importante, una squadra di calcio vincente che renda finalmente onore alla sua storia.
Pertanto, signor Zanetti, se ha intenzione di investire quanto è nelle sue possibilità, ben venga il suo ingresso: nessuno oserà proferire verbo se ingaggerà un allenatore del calibro di Roberto Mancini (tanto per fare un nome uscito in questi giorni) e darà vita a un progetto finalizzato a riportare il Bologna in Europa nel giro di tre o quattro anni, procedendo alla ristrutturazione di uno stadio che ormai cade a pezzi e non sarebbe comunque a norma per giocare le coppe.
Ma se vuole farci mangiare sardine spacciandole per caviale, sappia che stiamo ancora vomitando dopo aver assaggiato il buon vinello del suo socio Guaraldi.
Esiste un'altra possibilità, ma non oso nemmeno immaginarla: Saputo e Zanetti assieme, due multimilionari che a braccetto riportano il Bologna in paradiso. A livello di immagine ne beneficerebbero entrambi, con Zanetti magari convinto ad accettare un ruolo decisionale di secondo piano in cambio di una partnership con il Montreal Impact che porti il nome Segafredo nel continente americano.
Tutte ipotesi: di concreto per ora non c'è nulla se non che il fallimento pare scongiurato o per lo meno posticipato.
Non ci resta che attendere, nella speranza che sia solo una mossa strategica in una trattativa complessa e che la cordata capitanata da Tacopina non si spazientisca e decida di investire altrove i propri dollari. A tirare troppo la corda si rischia che si spezzi...
Ci tengo a precisare che parlo da semplice tifoso che legge sugli organi d'informazione quello che entrambe le campane vogliono far sapere: non sono né amico né conoscente di qualcuno che sta nella stanza dei bottoni o millanta di avere accesso a informazioni riservate.
Quindi quando scrivo lo faccio col cuore, visto che non ho alcun interesse in gioco se non quello di poter andare in curva a sostenere un Bologna finalmente ambizioso dopo anni di buio pesto: un particolare che mi distingue nettamente da tanti personaggi del mondo dell'informazione che gravitano attorno ai rossoblù e hanno più di un interesse a tirare la volata ad una parte piuttosto che ad un'altra.
Meritiamo un'opportunità, meritiamo di sognare in grande.
Forza Bologna.
Lo stesso Zanetti che ha abbandonato la poltrona di presidente dopo meno di un mese senza aver mai visto una partita al Dall'Ara e che ha lasciato un "diversamente capace" quale Guaraldi al comando di un'azienda nella quale aveva investito 4 milioni di euro, assistendo dietro alle quinte e senza proferire verbo alla cessione sistematica di tutti i pezzi pregiati che componevano la rosa rossoblù. Lo stesso magnate che ha lasciato che il Bologna rotolasse in serie B dopo la cessione di Diamanti a mercato chiuso e che recentemente ha permesso che il club venisse penalizzato per il mancato pagamento dell'Irpef nei tempi previsti.
Quando mesi fa tutti lo invocavano e gli chiedevano di intervenire, l'unica risposta che è arrivata dal suo entourage è stata una fredda nota nella quale si declinava l'invito ad assumere un ruolo di primo piano nella gestione del club, che nel frattempo è stato amministrato in maniera demenziale e ha battuto in questi anni ogni record negativo della propria storia.
Proprio ora che esiste la concreta possibilità di finire in mano ad un gruppo di investitori sulla carta danaroso, Mr. Segafredo si è sentito in dovere di esporsi pubblicamente e in prima persona, dichiarando di avere l'intenzione di far fronte all'aumento di capitale necessario ad evitare che il Bologna rischi di fallire nei prossimi mesi e di voler partecipare direttamente alla gestione attraverso l'inserimento nel CDA di un suo uomo di fiducia, quel Luca Baraldi che da queste parti conosciamo bene per le non proprio illuminate operazioni Pisanu e Paponi col Parma.
Tempismo perfetto, non c'è che dire.
Questo tardivo intervento è suscettibile di molteplici interpretazioni: chi tira l'acqua al mulino dell'imprenditore trevigiano sostiene che sia stato un gesto di generosità finalizzato esclusivamente a permettere al Bologna di sopravvivere nel caso in cui la trattativa con gli americani non vada a buon fine; al contrario, chi parteggia per Tacopina & Saputo pensa che sia una trama dei soci per restare in sella e puntare alla costruzione del centro tecnico, da sempre unico e vero obiettivo dell'attuale proprietà.
Probabilmente la verità starà nel mezzo.
Ma cosa ci guadagnerebbe Zanetti ad aiutare Guaraldi?
Ovviamente per un imprenditore impegnato nella quotazione in borsa della propria impresa sarebbe sconveniente risultare coinvolto nel fallimento di una società della quale risulta socio: dare ossigeno al Bologna significa pertanto prendere tempo e scongiurare l'ipotesi che vi possano essere ripercussioni sui soci uscenti nel caso in cui i nuovi proprietari non siano realmente solvibili.
Un'altra chiave di lettura potrebbe imputare il coinvolgimento di Zanetti al fatto che gli americani, consapevoli delle difficoltà in cui versava il club, non avrebbero voluto rilevare le quote dei soci ma procedere solo alla ricapitalizzazione del club: in questo caso coloro che fino ad ora avevano avuto la possibilità di stare sotto ai riflettori investendo cifre che nel calcio rappresentano poco più che degli spiccioli da allungare al lavavetri di turno al semaforo, si sarebbero trovati tra le mani partecipazioni di minoranza pressoché inutili.
Dovendo trattare con un interlocutore forte come Zanetti la cessione di un Bologna che non ha più la spada di Damocle delle prossime scadenze da onorare puntata sulla testa, Tacopina e Saputo si vederebbero così costretti a rivedere i propri piani in quanto non sarebbe più sufficiente procedere ad un aumento di capitale per avere la maggioranza ma verrebbe loro richiesto di liquidare anche lo stesso imprenditore trevigiano, Guaraldi e gli altri soci.
Dietro a questa seconda ipotesi, non ci sarebbe certamente il bene del BFC, ma esclusivamente quello delle tasche di coloro che hanno voluto giocare a fare i presidenti di serie A senza conoscere le regole: hanno sbagliato tutto quello che era possibile sbagliare nella gestione della società e ora dovrebbero farsi da parte rinunciando a quanto investito per evitare conseguenze ben peggiori nel caso in cui in seguito ad una richiesta di fallimento venisse scoperchiata la pentola dei conti.
Se davvero voleva il bene del Bologna perché Zanetti non è intervenuto a gennaio, impedendo a Guaraldi di vendere Diamanti e prendendo un paio di buoni giocatori per preservare quella serie A che era un bene primario in quanto permetteva di incassare decine di milioni di euro di diritti televisivi? Perché proprio ora?
Non poteva attendere gli esiti della trattativa con gli americani e nel caso in cui non fosse andata a buon fine aiutare il club facendo l'aumento di capitale? Così almeno sarebbe apparso agli occhi della piazza come il salvatore della patria e avrebbe tenuto lontani i sospetti che il suo coinvolgimento sia finalizzato solamente al recupero dei milioni di euro investiti una volta appurato che l'interesse degli investitori si era fatto concreto.
Se (e sottolineo se) il progetto di Tacopina e Saputo fosse serio e prevedesse nel prossimo futuro l'investimento di oltre 100 milioni di euro di cui 60 per la ristrutturazione dello stadio, lasciar passare questo treno solo per rientrare dei pochi denari versati nelle casse della società sarebbe egoistico e alquanto presuntuoso da parte di chi ha procurato solo danni gravissimi all'immagine del Bologna. E' come se acquistassi un'auto sportiva pagando solo l'anticipo, mi pavoneggiassi per il quartiere mostrandola a tutti e poi mi schiantassi contro un palo: posso pretendere di riportarla al concessionario e recuperare anche l'anticipo?
Cari signori, il mondo non funziona così: ora avete gli occhi di tutta la città puntati addosso e dovrete rispondere delle vostre azioni non solo ai tifosi, ma anche all'amministrazione locale, ingolosita dai dollari potenzialmente in arrivo.
Se la politica in questi anni ha partorito zero progetti di innovazione, chissà che nuove opportunità non possano nascere da questo piano ambizioso che farebbe sbarcare il nome della città di Bologna oltreoceano: infrastrutture e servizi all'avanguardia attorno allo stadio, nuovi posti di lavoro e, cosa più importante, una squadra di calcio vincente che renda finalmente onore alla sua storia.
Pertanto, signor Zanetti, se ha intenzione di investire quanto è nelle sue possibilità, ben venga il suo ingresso: nessuno oserà proferire verbo se ingaggerà un allenatore del calibro di Roberto Mancini (tanto per fare un nome uscito in questi giorni) e darà vita a un progetto finalizzato a riportare il Bologna in Europa nel giro di tre o quattro anni, procedendo alla ristrutturazione di uno stadio che ormai cade a pezzi e non sarebbe comunque a norma per giocare le coppe.
Ma se vuole farci mangiare sardine spacciandole per caviale, sappia che stiamo ancora vomitando dopo aver assaggiato il buon vinello del suo socio Guaraldi.
Esiste un'altra possibilità, ma non oso nemmeno immaginarla: Saputo e Zanetti assieme, due multimilionari che a braccetto riportano il Bologna in paradiso. A livello di immagine ne beneficerebbero entrambi, con Zanetti magari convinto ad accettare un ruolo decisionale di secondo piano in cambio di una partnership con il Montreal Impact che porti il nome Segafredo nel continente americano.
Tutte ipotesi: di concreto per ora non c'è nulla se non che il fallimento pare scongiurato o per lo meno posticipato.
Non ci resta che attendere, nella speranza che sia solo una mossa strategica in una trattativa complessa e che la cordata capitanata da Tacopina non si spazientisca e decida di investire altrove i propri dollari. A tirare troppo la corda si rischia che si spezzi...
Ci tengo a precisare che parlo da semplice tifoso che legge sugli organi d'informazione quello che entrambe le campane vogliono far sapere: non sono né amico né conoscente di qualcuno che sta nella stanza dei bottoni o millanta di avere accesso a informazioni riservate.
Quindi quando scrivo lo faccio col cuore, visto che non ho alcun interesse in gioco se non quello di poter andare in curva a sostenere un Bologna finalmente ambizioso dopo anni di buio pesto: un particolare che mi distingue nettamente da tanti personaggi del mondo dell'informazione che gravitano attorno ai rossoblù e hanno più di un interesse a tirare la volata ad una parte piuttosto che ad un'altra.
Meritiamo un'opportunità, meritiamo di sognare in grande.
Forza Bologna.
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