I gruppi storici della curva Bulgarelli minacciano uno sciopero del tifo in occasione della partita interna contro l'Udinese che si disputerà allo stadio Dall'Ara mercoledì sera.
Le ragioni: il comunicato dei gruppi della curva non le chiarisce al 100%, ribadendo il no al calcio moderno, quello che vive sempre più di business e sempre meno di passioni. Quindi il solito no alla tessera del tifoso, con sullo sfondo una protesta contro il caro biglietti. Nei giorni scorsi infatti gli ultras avevano chiesto al presidente Porcedda un incontro per trovare una soluzione che consentisse l'acquisto dei singoli tagliandi a condizioni agevolate per coloro che avevano scelto di non rinnovare l'abbonamento con l'obiettivo di evitare la sottoscrizione della tessera del tifoso, da quest'anno obbligatoria per tutti gli abbonati: incontro che, a quanto pare, la società ha posticipato, lasciando i prezzi invariati.
Peccato, perché la partita di mercoledì è di fondamentale importanza per i rossoblù e il calore dei tifosi potrebbe aiutare la squadra a centrare il primo successo in campionato. Al dì là delle ragioni degli ultras, rispettabilissime, adesso la priorità è sostenere il nostro Bologna: assistere alla partita in silenzio danneggerebbe solo la squadra che perderebbe così una buona fetta del vantaggio dato dal fattore campo in uno scontro troppo importante, per morale e classifica. A mio parere chi ha il privilegio di potersi pagare il biglietto senza intaccare il bilancio familiare ha il dovere di fare il tifo anche per chi, come il sottoscritto, per i prezzi elevati sarà costretto a vivere il match incollato alla radio. Uno sciopero del tifo, per essere efficace e far cambiare davvero le cose, deve colpire proprio ciò che anima tutto il movimento, cioè gli interessi economici. Acquistare il biglietto e non fare il tifo non risolve nulla: come i media nazionali non danno rilievo al Bologna, così non lo daranno alla protesta e tutto sarà stato inutile ed avrà arrecato danno solo a ciò a cui teniamo di più, cioè alla squadra. L'unica soluzione sarebbe disertare lo stadio ad oltranza: restare fuori, magari a fare il tifo all'esterno, chiaramente nel completo rispetto della legalità. Se nelle casse delle società non arriveranno più quei soldi, saranno le stesse società a muoversi per ottenere dal governo di turno regolamenti più trasparenti e semplici e venire incontro alle esigenze dei tifosi, anche adeguando i prezzi al periodo di crisi che sta vivendo il nostro paese. E' questa l'unica protesta che, se fatta in tutti gli stadi d'Italia, può davvero cambiare le cose e restituire il calcio agli appassionati, allontanando da esso tutti gli avvoltoi che lo hanno trasformato in un business scevro di passioni e sentimenti e prono alle più insensibili logiche di mercato.
Se una delegazione di tifosi dovesse incontrare il presidente Porcedda, oltre a chiedere agevolazioni per i vecchi abbonati che non hanno voluto fare la tessera, dovrebbe a mio parere esortarlo a guardare anche un po' più lontano, con progetti a medio-lungo periodo finalizzati a riempire il Dall'Ara. Abbiamo la fortuna di avere un impianto molto capiente e negli scorsi anni, nonostante un Bologna tutt'altro che brillante, quando ci sono state delle promozioni (come nella stagione scorsa in occasione della partita del centenario o nelle ultime giornate in curva S.Luca e nei distinti laterali) la città ha sempre risposto "presente" e il colpo d'occhio al è stato notevole. Ed andare allo stadio quando è pieno è uno spettacolo che fa davvero venire la voglia di tornarci.
Un ragazzino che dovesse vedere i rossoblù solo su Sky, come potrebbe appassionarsi alle sorti della squadra della sua città essendo per di più costretto a sorbirsi un commento fazioso come quello di domenica scorsa in occasione della partita contro la Roma, dove per i cronisti di turno sembrava che il Bologna non fosse nemmeno in campo? A mio parere l'unico modo per allargare il bacino d'utenza tra i più giovani e non perderli in favore delle solite squadre che monopolizzano gli spazi nei media è incentivare con agevolazioni (ma agevolazioni vere) l'ingresso negli stadi. E il cambiamento passa proprio da questa stagione, dove lo zoccolo duro del tifo, non avendo fatto l'abbonamento, può liberamente far valere il proprio peso contrattuale.
Sarebbe quindi il caso di invitare la società ad intervenire, se non quest'anno, a partire dalla prossima stagione, quando Porcedda e il suo staff potranno curare in prima persona la campagna abbonamenti: se un biglietto di curva costasse al massimo 10 euro e un distinto laterale 15, sicuramente l'accesso allo stadio sarebbe alla portata di molta più gente e gli incassi a fine anno potrebbero essere uguali se non addirittura superiori a quelli attuali. Tanto chi non ha problemi di soldi andrebbe in tribuna coperta in ogni caso, non rischierebbe certamente di prendere la pioggia nei distinti laterali per risparmiare qualche decina di euro...Si tratta di puntare sulla passione dei tifosi e secondo me se è vero che calciopoli qui a Bologna ha spento in molti l'amore per il calcio, ancora più vero è che con questi prezzi lo stadio è diventato off limits per chi deve tirare un po' la cinghia per far quadrare i conti di famiglia a fine mese: categoria questa purtroppo sempre più in aumento.
Nei match che ci vedono opposti a Juve, Inter e Milan i prezzi alti ci possono anche stare, poiché lo stadio si riempie comunque: ciò è frutto delle politiche errate degli anni passati, che non hanno saputo coinvolgere adeguatamente i più giovani, facendo si che in città si moltiplicassero i tifosi delle tre squadre sopra citate. Ormai che il danno è fatto, è giusto almeno monetizzare. Il mio appello riguarda invece le partite con le nostre pari grado: chiedere 20 euro più i diritti di prevendita per un biglietto in S.Luca o Bulgarelli, in un impianto poco confortevole come il Dall'Ara, significa voler deliberatamente allontanare la gente dal Bologna. Per fare un esempio, a Parma un biglietto di curva costa 15 euro e ciò nonostante la società ha applicato un ulteriore sconto per i vecchi abbonati, portando il prezzo a 10 euro, nonostante un impianto dalla capienza limitata.
La società ci pensi molto seriamente, il rilancio del calcio qui a Bologna passa molto anche dalle politiche odierne per catturare i più giovani e riavvicinare i meno giovani che hanno visto calare la passione per i colori rossoblù o semplicemente si sono allontanati dallo stadio solo perché non se lo potevano più permettere economicamente parlando. A tal fine i settori che nelle partite non di cartello sono abbandonati o quasi come la curva S.Luca o i distinti laterali potrebbero diventare un'arma strategica, studiando incentivi e promozioni con un occhio rivolto al futuro.
Ultima postilla: chi avrà il privilegio di incontrare il presidente potrebbe accennare un'altra questione che è sicuramente di secondaria importanza, ma che a mio parere ha un grande valore simbolico: ricordate a fine anni 90', quando il Bologna scorazzava per l'Europa, la scritta "Bologna" composta mediante seggiolini di colore blu appositamente disposti nella zona dei distinti centrali, sotto la torre di Maratona? Vi restò solo per un paio di stagioni, prima di essere smantellata per lasciar posto alla pubblicità di una vecchia tv a pagamento che, come se non bastasse, aveva anche tappezzato di cartelloni tutto l'anello del Dall'Ara. Visto che oggi quei seggiolini blu sono ancora lì, ma disposti a caso e francamente antiestetici, perché non ricomporla? Penso che se il presidente desse il suo benestare, non faticherebbe a trovare una ventina di tifosi volontari disposti a dedicare un paio d'ore a svitare e ad avvitare i seggiolini. Quella scritta a favore di telecamere ricordava a tutti che il Dall'Ara è la casa del Bologna, nonchè un simbolo della città, uno dei pochi posti dove sopravvive ancora un po' di quella bolognesità che negli ultimi anni sta sbiadendo sempre più e che era il cavallo di battaglia di uno dei simboli della storia rossoblù: Giacomo Bulgarelli. Sarebbe suggestivo vedere la sua gigantografia che campeggia sulla torre di Maratona con sotto la grande scritta Bologna: lo identificherebbe ancora di più come simbolo della squadra e di una città intera.
Le ragioni: il comunicato dei gruppi della curva non le chiarisce al 100%, ribadendo il no al calcio moderno, quello che vive sempre più di business e sempre meno di passioni. Quindi il solito no alla tessera del tifoso, con sullo sfondo una protesta contro il caro biglietti. Nei giorni scorsi infatti gli ultras avevano chiesto al presidente Porcedda un incontro per trovare una soluzione che consentisse l'acquisto dei singoli tagliandi a condizioni agevolate per coloro che avevano scelto di non rinnovare l'abbonamento con l'obiettivo di evitare la sottoscrizione della tessera del tifoso, da quest'anno obbligatoria per tutti gli abbonati: incontro che, a quanto pare, la società ha posticipato, lasciando i prezzi invariati.
Peccato, perché la partita di mercoledì è di fondamentale importanza per i rossoblù e il calore dei tifosi potrebbe aiutare la squadra a centrare il primo successo in campionato. Al dì là delle ragioni degli ultras, rispettabilissime, adesso la priorità è sostenere il nostro Bologna: assistere alla partita in silenzio danneggerebbe solo la squadra che perderebbe così una buona fetta del vantaggio dato dal fattore campo in uno scontro troppo importante, per morale e classifica. A mio parere chi ha il privilegio di potersi pagare il biglietto senza intaccare il bilancio familiare ha il dovere di fare il tifo anche per chi, come il sottoscritto, per i prezzi elevati sarà costretto a vivere il match incollato alla radio. Uno sciopero del tifo, per essere efficace e far cambiare davvero le cose, deve colpire proprio ciò che anima tutto il movimento, cioè gli interessi economici. Acquistare il biglietto e non fare il tifo non risolve nulla: come i media nazionali non danno rilievo al Bologna, così non lo daranno alla protesta e tutto sarà stato inutile ed avrà arrecato danno solo a ciò a cui teniamo di più, cioè alla squadra. L'unica soluzione sarebbe disertare lo stadio ad oltranza: restare fuori, magari a fare il tifo all'esterno, chiaramente nel completo rispetto della legalità. Se nelle casse delle società non arriveranno più quei soldi, saranno le stesse società a muoversi per ottenere dal governo di turno regolamenti più trasparenti e semplici e venire incontro alle esigenze dei tifosi, anche adeguando i prezzi al periodo di crisi che sta vivendo il nostro paese. E' questa l'unica protesta che, se fatta in tutti gli stadi d'Italia, può davvero cambiare le cose e restituire il calcio agli appassionati, allontanando da esso tutti gli avvoltoi che lo hanno trasformato in un business scevro di passioni e sentimenti e prono alle più insensibili logiche di mercato.
Se una delegazione di tifosi dovesse incontrare il presidente Porcedda, oltre a chiedere agevolazioni per i vecchi abbonati che non hanno voluto fare la tessera, dovrebbe a mio parere esortarlo a guardare anche un po' più lontano, con progetti a medio-lungo periodo finalizzati a riempire il Dall'Ara. Abbiamo la fortuna di avere un impianto molto capiente e negli scorsi anni, nonostante un Bologna tutt'altro che brillante, quando ci sono state delle promozioni (come nella stagione scorsa in occasione della partita del centenario o nelle ultime giornate in curva S.Luca e nei distinti laterali) la città ha sempre risposto "presente" e il colpo d'occhio al è stato notevole. Ed andare allo stadio quando è pieno è uno spettacolo che fa davvero venire la voglia di tornarci.
Un ragazzino che dovesse vedere i rossoblù solo su Sky, come potrebbe appassionarsi alle sorti della squadra della sua città essendo per di più costretto a sorbirsi un commento fazioso come quello di domenica scorsa in occasione della partita contro la Roma, dove per i cronisti di turno sembrava che il Bologna non fosse nemmeno in campo? A mio parere l'unico modo per allargare il bacino d'utenza tra i più giovani e non perderli in favore delle solite squadre che monopolizzano gli spazi nei media è incentivare con agevolazioni (ma agevolazioni vere) l'ingresso negli stadi. E il cambiamento passa proprio da questa stagione, dove lo zoccolo duro del tifo, non avendo fatto l'abbonamento, può liberamente far valere il proprio peso contrattuale.
Sarebbe quindi il caso di invitare la società ad intervenire, se non quest'anno, a partire dalla prossima stagione, quando Porcedda e il suo staff potranno curare in prima persona la campagna abbonamenti: se un biglietto di curva costasse al massimo 10 euro e un distinto laterale 15, sicuramente l'accesso allo stadio sarebbe alla portata di molta più gente e gli incassi a fine anno potrebbero essere uguali se non addirittura superiori a quelli attuali. Tanto chi non ha problemi di soldi andrebbe in tribuna coperta in ogni caso, non rischierebbe certamente di prendere la pioggia nei distinti laterali per risparmiare qualche decina di euro...Si tratta di puntare sulla passione dei tifosi e secondo me se è vero che calciopoli qui a Bologna ha spento in molti l'amore per il calcio, ancora più vero è che con questi prezzi lo stadio è diventato off limits per chi deve tirare un po' la cinghia per far quadrare i conti di famiglia a fine mese: categoria questa purtroppo sempre più in aumento.
Nei match che ci vedono opposti a Juve, Inter e Milan i prezzi alti ci possono anche stare, poiché lo stadio si riempie comunque: ciò è frutto delle politiche errate degli anni passati, che non hanno saputo coinvolgere adeguatamente i più giovani, facendo si che in città si moltiplicassero i tifosi delle tre squadre sopra citate. Ormai che il danno è fatto, è giusto almeno monetizzare. Il mio appello riguarda invece le partite con le nostre pari grado: chiedere 20 euro più i diritti di prevendita per un biglietto in S.Luca o Bulgarelli, in un impianto poco confortevole come il Dall'Ara, significa voler deliberatamente allontanare la gente dal Bologna. Per fare un esempio, a Parma un biglietto di curva costa 15 euro e ciò nonostante la società ha applicato un ulteriore sconto per i vecchi abbonati, portando il prezzo a 10 euro, nonostante un impianto dalla capienza limitata.
La società ci pensi molto seriamente, il rilancio del calcio qui a Bologna passa molto anche dalle politiche odierne per catturare i più giovani e riavvicinare i meno giovani che hanno visto calare la passione per i colori rossoblù o semplicemente si sono allontanati dallo stadio solo perché non se lo potevano più permettere economicamente parlando. A tal fine i settori che nelle partite non di cartello sono abbandonati o quasi come la curva S.Luca o i distinti laterali potrebbero diventare un'arma strategica, studiando incentivi e promozioni con un occhio rivolto al futuro.
Ultima postilla: chi avrà il privilegio di incontrare il presidente potrebbe accennare un'altra questione che è sicuramente di secondaria importanza, ma che a mio parere ha un grande valore simbolico: ricordate a fine anni 90', quando il Bologna scorazzava per l'Europa, la scritta "Bologna" composta mediante seggiolini di colore blu appositamente disposti nella zona dei distinti centrali, sotto la torre di Maratona? Vi restò solo per un paio di stagioni, prima di essere smantellata per lasciar posto alla pubblicità di una vecchia tv a pagamento che, come se non bastasse, aveva anche tappezzato di cartelloni tutto l'anello del Dall'Ara. Visto che oggi quei seggiolini blu sono ancora lì, ma disposti a caso e francamente antiestetici, perché non ricomporla? Penso che se il presidente desse il suo benestare, non faticherebbe a trovare una ventina di tifosi volontari disposti a dedicare un paio d'ore a svitare e ad avvitare i seggiolini. Quella scritta a favore di telecamere ricordava a tutti che il Dall'Ara è la casa del Bologna, nonchè un simbolo della città, uno dei pochi posti dove sopravvive ancora un po' di quella bolognesità che negli ultimi anni sta sbiadendo sempre più e che era il cavallo di battaglia di uno dei simboli della storia rossoblù: Giacomo Bulgarelli. Sarebbe suggestivo vedere la sua gigantografia che campeggia sulla torre di Maratona con sotto la grande scritta Bologna: lo identificherebbe ancora di più come simbolo della squadra e di una città intera.
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