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mercoledì 19 maggio 2010

Bologna F.C. 1909: commento della stagione 2009/2010

Bologna F.C. 1909
Siamo giunti al termine di un'altra stagione sofferta, con molti bassi e pochi, anche se per certi versi esaltanti, alti. Cosa ricorderemo del campionato 2009/2010?
Beh, semplice:
1) La vittoria di Firenze
2) La rocambolesca vittoria per 4-3 contro il Genoa a Marassi
3) Il pareggio contro la Juventus a Torino, con la rete di Adailton a tempo scaduto.

Dopo un inizio incoraggiante, con due pareggi contro Fiorentina e Bari, la squadra comincia perdere colpi e si ritrova nei bassifondi della classifica con soli 6 punti raccolti in 8 giornate, costringendo la società ad esonerare Papadopulo e ed affidare la gestione tecnica a Franco Colomba, accolto tra lo scetticismo generale. Invece contro tutti i pronostici il nuovo allenatore riesce a ridare un'identità alla squadra, recuperando un giocatore prezioso come Mudingayi e tenendo i rossoblù ai margini della zona retrocessione.
E' con l'inizio del girone di ritorno che il Bologna cambia decisamente marcia, con cinque vittorie e una sola sconfitta (peraltro immeritata contro la Juventus) in dieci uscite (compreso il recupero della diciassettesima giornata contro l'Atalanta rinviato per neve e terminato in pareggio): un passo da squadra di alta classifica, che fa toccare ai rossoblù quota 35 punti a dieci giornate dal termine, con il discorso salvezza che sembra chiuso e con la colonna di sinistra della classifica ad un passo.
Dopo aver riacceso la passione del suo pubblico che a quel punto si aspettava un finale di stagione in discesa, il Bologna è poi improvvisamente crollato perdendo cinque partite consecutive (che sarebbero state sei senza la rete in extremis di Raggi contro la Sampdoria, viziata da un fuorigioco attivo di Succi non segnalato). Un calo inaspettato che ha fatto precipitare la squadra al quart'ultimo posto, rendendo la terz'ultima gara di campionato contro l'Atalanta una sorta di spareggio salvezza: dopo l'iniziale vantaggio bergamasco, il Bologna ha raggiunto il pari solo grazie ad un'incredibile autorete di Peluso a pochi minuti dalla fine, dopo una prestazione senza mordente e nonostante gli avversari abbiano giocato con un uomo in meno per più di un tempo.
Un finale senza gloria, che ha lasciato l'amaro in bocca a tutto l'ambiente, spegnendo l'entusiasmo della piazza e facendo precipitare le quotazioni di Colomba, al quale è stato incomprensibilmente offerto un contratto biennale proprio nel bel mezzo della crisi.
Del rendimento dei singoli giocatori parlerò in seguito, in un futuro post.
Striscione contro i Menarini
E' stata un'altra stagione che ha tenuto tutti col fiato sospeso più per le vicende societarie che per lo spettacolo in campo.
Anche quest'anno c'è stata la telenovela estiva del presunto compratore che al momento di tirar fuori i soldi è scappato a gambe levate, c'è stato un cambio di panchina (il quarto in un anno) e un via vai continuo e incomprensibile di gente sulle poltrone di Casteldebole. A fine settembre Maglione è stato ingaggiato formalmente come team manager, prendendo il posto di Tarantino, ma con poteri in realtà più ampi che hanno ridimensionato il ruolo del d.s. Salvatori. Poi, dopo l'insediamento di Baraldi come direttore generale al posto di Ricci, è stato allontanato per la presunta vicinanza ad ambienti vicini a Luciano Moggi e la carica di team manager è stata ricoperta prima dallo stesso Ricci per poi essere nuovamente affidata a Tarantino dopo poche settimane. Chi ci ha capito qualcosa?
Nemmeno adesso i ruoli sono chiari, con agli addetti ai lavori che non sanno a chi rivolgersi: chi gestisce le operazioni di mercato? Baraldi? Salvatori? O forse dietro alle quinte c'è ancora lui, "il radiato"?
Baraldi è stato l'unico in grado di comunicare con la piazza in maniera schietta e leale e forse per questo con molta probabilità non sarà riconfermato dai Menarini. Per contro padre e figlia continuano a restare chiusi nei loro silenzi e sembrano avere idee diametralmente opposte sulla gestione della società. E sullo sfondo ci sono sempre gli incontri del giovedì del geometra, mai apertamente confessati ma nemmeno mai smentiti, che hanno fatto scattare il deferimento per dirigenza e club. Ora vadano a spiegare agli organi giudicanti perché si ostinano ad incontrare personaggi che col mondo del pallone non dovrebbero avere più nulla a che fare. E ancor meno con la piazza di Bologna, ancora scottata dalle vicende di calciopoli. Dov'erano i Menarini nel 2005 quando il Bologna precipitava in serie B con 42 punti in classifica? Hanno mai letto i testi delle intercettazioni? Se ancora non lo avessero capito, il pubblico di Bologna non può dimenticare e contesterà ad oltranza una proprietà che contro tutto e tutti continua a proclamarsi libera di coltivare certe discutibili amicizie.
Con l'arrivo di Baraldi sembrava un capitolo chiuso, invece la storia si ripete, con tutto ciò che comporta a livello d'immagine e credibilità.
Bologna è una città che per quanto veda le proprie azioni in netto ribasso non merita di essere accostata alle figure che hanno fatto crollare la reputazione del calcio italiano.
Una volta il Bologna era lo squadrone che faceva tremare il mondo...ora grazie all'incopetenza e alla supponenza di questa proprietà fa ridere l'intera Italia del pallone. La nostra gloriosa storia rischia di essere macchiata per sempre e questo è inaccettabile.
Negli ultimi giorni si è fatta insistente la voce che darebbe per prossima la cessione del club: sarebbe davvero umiliante vederlo finire nelle mani di imprenditori vicini a certi ambienti e, quindi, senza scrupoli.

Detto ciò, c'è un dubbio che ha iniziato a ronzarmi nella testa e che voglio condividere.
Estate 2008: il neopromosso Bologna non si muove sul mercato in attesa che il pacchetto azionario passi al gruppo americano rappresentato da Joe Tacopina: la trattativa salta dopo un lungo tira e molla e la squadra viene allestita in fretta e furia e al risparmio.
Estate 2009: si parla dello sbarco sotto le due torri dell'imprenditore albanese Rezart Taçi. La trattativa sembra ben avviata, al punto che cominciano a circolare nomi altisonanti di probabili acquisti che fanno decollare la campagna abbonamenti (ricordo su tutti Di Natale, fresco capocannoniere del campionato con 29 reti), ma all'ultimo momento salta tutto e viene messa in piedi la solita squadra a costo zero o quasi.
Quest'anno ci risiamo: sembrava che ci fossero tutti i presupposti per iniziare a programmare il futuro con largo in anticipo, invece il crollo nel finale ha imposto (o permesso?) alla società di rinviare tutte le decisioni a salvezza acquisita. Ed ora che ci si dovrebbe muovere per creare l'ossatura della squadra che verrà che succede? Vengono a galla le solite voci che parlano di cessione imminente e di fantomatici imprenditori che sbandierano ai quattro venti il loro interesse per il Bologna dopo esser stati accostati in precedenza ad una decina di altre società di A e B (senza peraltro aver mai avviato con nessuna di esse una trattativa seria). E la proprietà che fa? Sparisce, non rilascia dichiarazioni, non definisce i programmi e nemmeno l'organigramma, facendo presupporre alla stampa un prossimo disimpegno in vista dell'ingresso di nuovi soci di maggioranza.
Coincidenza? Forse si... o forse no.
E se questi silenzi che lasciano spazio a tutte queste insiuazioni fossero una strategia ben studiata per distrarre i tifosi da ciò che conta davvero, ossia la campagna acquisti?
Parlando di cessione si prende tempo e si può arrivare a metà agosto giustificando l'immobilismo sul mercato: è l'alibi perfetto per poi prendere a costo zero gli scarti delle altre squadre quando sarà chiaro a tutti che non ci sarà più nessun passaggio di mano e presentare al via del campionato la solita squadra senza spina dorsale e senza un perché tattico.
Una società seria, nonostante la scarsa disponibilità economica, dovrebbe parlare apertamente alla piazza, ammettere le difficoltà e fare della chiarezza e della trasparenza il suo credo: solo così tutte le voci e con esse gli speculatori svanirebbero nel nulla una volta per tutte. E per prima cosa dovrebbe scegliere dei collaboratori al di sopra di ogni sospetto, magari ex rossoblù graditi alla piazza e lontani anni luce dall'orbita di "quel personaggio": solo pronunciare il suo nome sotto le due torri rischia di causare un'epidemia di orticaria tra i tifosi.
Ma purtroppo non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire: e se questo sordo è per giunta permaloso ed è l'unico ad aver in mano le briglie della situazione è chiara a tutti la fine che farà la carovana rossoblù.
Aspettiamoci quindi un'altra estate di voci e trattative fantasma, durante la quale si parlerà di tutto fuorché della cosa più importante: i giocatori.

Cosa ne pensa il popolo rossoblù? Come vive questa situazione di incertezza perenne?
Un vostro commento è gradito, facciamo sentire la nostra voce!

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